martedì 11 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti  (1635) - Terza parte

 

… Assio Eques Reatinus e Senatore romano, possedeva una delitiosissima Villa, al pari di quella di Lucullo: come anch’oggi si può ricavare dai suoi vestigi, che vi si veggono, e chiamansi al presente tutte quelle vaste rovine, Grotte di San Nicolò. Era la grandezza di dugento giunte: e quivi passava tutta l’estate, come facevano molti nobilissimi Romani: del che sono chiari segni gli antichi marmi, che nelle nostre campagne si ritrovano.
 
Dionigi Halicarnasseo apertamente dice nel primo libro delle Romane Storie che fin al tempo suo la Nobiltà Romana nel campo Reatino habitava, come i Coriolani, li Cotta, li Canneij, li Coccei, li Clodij, li Munij, gli Oppij, li Quartij, li Sereni, e altri infiniti, godevano delle delitie di quelle amene Regioni. Anzi, come riferisce Columella, tentarono di conservar’i Lupi marini ne’Reatini laghi per haver compita commodità di Mare, senza Mare: come fecero, spargendovene gran quantità. Lupos & Auratas seminarunt, dic’egli.
Ma, per ritornare donde siam dipartiti, cioè alle Marmora; dicevamo che quasi ogni cent’anni, per l’abbondanza di sasso, che ivi cresce, si chiudeva la bocca: ond’è stato necessario quasi ogni secolo riaprirla à forza di ferro. Sette bocche si son ritrovate tutte impietrite, dopo la Curiana fatta da’Reatini: come dalla penultima bocca si congettura, aperta coll’autorità del Sommo Pontefice Paolo III per opera d’Antonio Sangallo in quei tempi famoso Architetto: anzi lo stesso Papa, curioso di veder quella meravigliosa caduta, accompagnato da un gran numero di Cardinali, Prelati e Principi, in persona volle vederla: come ne’libri delle Riformationi di quell’anno si vede: che perciò da allhora, lasciato l’antico nome di Curiana (Curii), Paulina chiamasi. ...
…et ultimamente, per magistero del Cavalier Domenico Fontana, celebre Architetto, con autorità di Papa Clemente VIII, fu di nuovo riaperta la Curiana con grandissima spesa della Città, e de’ convicini Padroni: e quel gran Clemente, in tutto seguace de pensieri di Paolo, volle imitarlo con andarvi anch’egli di persona, quando viaggiò per la ricuperazione di Ferrara. Onde quell’ampia fattura, dimenticatasi de’suoi più antichi nomi di Curiana e Paolina, Clementina s’appella…
…E non senza giusta curiosità questi grandi Pastori si mossero a veder il suddetto precipitante fiume, mentr’havevano curiosamente sentito dal Cap. LXII di Plinio, in lacu Velino nullo non die apparere arcus, cioè l’Iride, o Arco baleno, che vogliamo dire, il quale quotidianamente in esso si vede, con non poco piacere de’riguardanti; per  la moltitudine di colori, che rassembra: conforme à quello ch’il Poeta canta:



Iris croceis per coelum roscida pennis



Mille trahens varios adverso Sole colores



Iride, colle sue penne variopinte, stillante rugiada pel cielo
Tinta di mille diversi colori dal Sole che le sta di faccia



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