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martedì 11 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti  (1635) - Terza parte

 

… Assio Eques Reatinus e Senatore romano, possedeva una delitiosissima Villa, al pari di quella di Lucullo: come anch’oggi si può ricavare dai suoi vestigi, che vi si veggono, e chiamansi al presente tutte quelle vaste rovine, Grotte di San Nicolò. Era la grandezza di dugento giunte: e quivi passava tutta l’estate, come facevano molti nobilissimi Romani: del che sono chiari segni gli antichi marmi, che nelle nostre campagne si ritrovano.

martedì 4 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti  (1635) - Seconda parte

Ma giacchè sopra abbiamo fatto menzione delle Marmora, sarà bene spiegar la loro Etimologia.


Sono dunque le marmora, come alcuni vogliono, così dette ab aquarum murmure (il rombo dell’acqua), facendo nella caduta tanto strepito, che pare, per così dire, che si squarcino, e si spetrino tutti quei monti vicini. Quivi il fiume Velino defluisce nel Nera. Quel Velino, dico, che essendo detto della Ninfa Velia, che ivi soggiornava, placidamente nascendo da due fontane, uno vicino a Civita Reale (Cittàreale n.d.a.), e l’altro sopra Antrodoco, Diocesi di Rieti, se ne va serpendo con salutifiche onde, tra sulfuree vene, per le amene valli, e felici contrade di Rieti; separando la Città in due parti, si naviga fin alle dette Marmora: produce la trota e la tinca, che non altra spina, che la grossa in mezzo.