lunedì 31 agosto 2015

MODI DI DIRE REATINI


Si dice per indicare qualcosa ormai in disuso ma anche quando si vuole fare riferimento a tempi molto lontani. Infatti il modo di dire completo recita: «A li témpi de Checch'e Nina ... quannu parlavanu le séppe». Le séppe sono i ramoscelli dei cespugli secchi che, mossi dal vento, emettono un crepitio che il popolino interpretava come parole.

da "Modi di dire reatini di ieri, di oggi" a cura di Sofonisba Antonetti

martedì 25 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti (1635) - Capo IV - Seconda parte



Ritornando poi da capo per la diritta strada di Ponte, che a dirittura conduce al Palazzo, è dal destro e sinistro lato d’antiche, e moderne fabriche fornita… Quivi si vede l’antica Chiesa Parochiale di San Pietro Apostolo: poi seguono molti edifici, che per lo più aprono di sotto botteghe di comodissimi Artisti, e ricchi Mercanti.
Dopo lunga via, arrivasi nella Piazza, nel cui mezo (ch’è di proporzionata grandezza) scorgesi un’antica Colonna, vicini alla quale in questi ultim’anni, per opera de’Cittadini sorge un limpido fonte, che indi in varie case per uso degli habitanti si dirama. S’erge con egual magnificenza, e vaghezza: il Palazzo, parte da Monsignor’Illustrissimo Governatore, parte dall’Illustrissimo Confaloniere, e Magistrato habitato. Il sito è posto nel più alto della Città tutto isolato: onde gode liberamente de’quattro venti a piacere degli habitatori: domina non solo la Città: ma anche la Campagna, particolarmente verso levante, e tramontana.

lunedì 24 agosto 2015

MODI DI DIRE REATINI

Così, ironicamente, viene fatto notare a chi, incappato in una situazione difficile, sta facendo ricorso alla dialettica più convincente al fine di perorare la propria causa o di discolparsi di qualche addebito.
da "Modi di dire reatini di ieri, di oggi" a cura di Sofonisba Antonetti

martedì 18 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti (1635)

 

 

Capo IV

 

A QUELL'ANTICA E BELLA


Tre cose (à mio parere) rendon vaga, e bella una Città. La prima si è il sito, nel quale è fabricata con opportuni edifici; la seconda, la salubrità dell’aria, e l’abbondanza de’viveri; la terza, la moltitudine degli habitanti, e le buone qualità di essi. …

lunedì 17 agosto 2015

MODI DI DIRE REATINI




Un modo di dire, questo, ormai in disuso. Si diceva a chi non si sarebbe potuto sottrarre, in alcun modo, ad una sorte segnata: una malattia che non lasciava scampo, un problema grave senza soluzione, ma anche rivolto a chi, avendo commesso un reato, si sapeva che, di certo, non sarebbe scampato ad una giusta condanna e quindi niente e nessuno avrebbe potuto salvarlo, nemmeno, per paradosso, un intervento di Baroni.

martedì 11 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti  (1635) - Terza parte

 

… Assio Eques Reatinus e Senatore romano, possedeva una delitiosissima Villa, al pari di quella di Lucullo: come anch’oggi si può ricavare dai suoi vestigi, che vi si veggono, e chiamansi al presente tutte quelle vaste rovine, Grotte di San Nicolò. Era la grandezza di dugento giunte: e quivi passava tutta l’estate, come facevano molti nobilissimi Romani: del che sono chiari segni gli antichi marmi, che nelle nostre campagne si ritrovano.

lunedì 10 agosto 2015

MODI DI DIRE REATINI


Ho vissuto più anni di quanti me ne rimangono da vivere.
È il modo di concludere il ragionamento da parte di una persona avanti negli anni, per mettere in evidenza il differente impegno che la vita richiede ad un giovane e ad un anziano e anche il rassegnato modo di porsi davanti ad un evento doloroso.

da "Modi di dire reatini di ieri, di oggi" a cura di Sofonisba Antonetti

martedì 4 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti  (1635) - Seconda parte

Ma giacchè sopra abbiamo fatto menzione delle Marmora, sarà bene spiegar la loro Etimologia.


Sono dunque le marmora, come alcuni vogliono, così dette ab aquarum murmure (il rombo dell’acqua), facendo nella caduta tanto strepito, che pare, per così dire, che si squarcino, e si spetrino tutti quei monti vicini. Quivi il fiume Velino defluisce nel Nera. Quel Velino, dico, che essendo detto della Ninfa Velia, che ivi soggiornava, placidamente nascendo da due fontane, uno vicino a Civita Reale (Cittàreale n.d.a.), e l’altro sopra Antrodoco, Diocesi di Rieti, se ne va serpendo con salutifiche onde, tra sulfuree vene, per le amene valli, e felici contrade di Rieti; separando la Città in due parti, si naviga fin alle dette Marmora: produce la trota e la tinca, che non altra spina, che la grossa in mezzo.

lunedì 3 agosto 2015

MODI DI DIRE REATINI


Due stanno discutendo aspramente. Qualcuno, scherzosamente, interviene per sdrammatizzare: "Agli che lu conoscio io!" esclama. Ma a chi dei due è rivolto l'invito a menar le mani?

da "Modi di dire reatini di ieri, di oggi" a cura di Sofonisba Antonetti