martedì 18 agosto 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti (1635)

 

 

Capo IV

 

A QUELL'ANTICA E BELLA


Tre cose (à mio parere) rendon vaga, e bella una Città. La prima si è il sito, nel quale è fabricata con opportuni edifici; la seconda, la salubrità dell’aria, e l’abbondanza de’viveri; la terza, la moltitudine degli habitanti, e le buone qualità di essi. …

…si, per essere stata sempre abbellita di due nobilissime vie, Salaria e Nomentana, per la magnificenza, e per la comodità celebri. Ma se più da vicino vogliamo rimirar’il suo sito; a prima vista nello scender da sublimi Colli, nella Via hoggi detta Romana, dal Mezodi, over’Austro (vento del sud n.d.a.) che vogliam dire nel primo ingresso de’suoi confini à man destra corre il fiume Turano, così nomato dal luogo della sua origine: picciolo in vero, e piacevole di sua natura, se dall’acque del Cielo, che raccoglie, non venisse alle volte riempito con qualche danno delle vicine Campagne, la quale però con abbondante pescagione di varie forme di ottimi pesci ricompensa. …
… Dalla sinistra s’inalzano per un tratto amene colline, le quali con serpolli, e altr’herbe odorifere, rendon più saporite le carni degli armenti, che dalla Puglia in esse a bello studio a pascolar si conducono. …
… Il suolo poi è da biade, e legumi, e da melloni, e guadi, e altri salutevoli herbaggi distinto in modo, che parte nell’estate verdeggia, parte vagamente biondeggia: sicché, mentre l’occhio di tal vista si pasce; alla porta del Borgo detta Romana s’arriva. Qui, passato il ponte del fosso, ch’il Borgo con un ramo del Velino circonda, tutti questi contorni nel 1557 essendo Pontefice Paolo IV furono buttati a terra, per render più forte Rieti, che in quel tempo temeva de’Regnicoli, e del Duca d’Alba. Tutto ciò fu fatto per consiglio de’Signori Giulio Bufalino, e Bernardino Savelli.
Si veggono diverse officine d’artisti da una parte, dall’altra per lo più habitationi d’agricoltori. Racchiude in se il Borgo la Chiesa di S. Cecilia Collegiata, una nuova Chiesa del 1634 da’fondamenti inalzata, e dedicata alla Regina de’Cieli sott’il titolo della Madonna del Soccorso, verso la quale sono due porte. Una di esse guida alla Badia di S. Salvatore, e a suoi Castelli … L’altra porta conduce a S. Antonio al Monte, Chiesa e Convento principale de padri Riformati di S. Francesco, nobilitata e illustrata co’venerabili Corpi del Beato Rainaldo Reatino, del Beato Angelo da Monte Leone, e di molti altri Beati. Qui è un’antica Libraria manuscritta, e una provista Spetieria, che perciò è rifugio di tutt’i convicini infermi della Francescana Religione Osservante: e ornata di giardini, vaghi boschetti, e di limpide fontane, ch’insieme spirano divotione, e ricreatione.
Ma, ritornando alla Porta, detta di Ponte, per esser fabricata sopra’l Ponte del fiume Velino: sopra questa Porta, e controporta, s’inalza una smisurata torre¹ per sua difesa, a dirittura per lunga strada, parte di pietre, e parte di mattoni lastricata, sostenuta da solidissimi Archi: insensibilmente s’ascende alla piazza, e al palazzo del Magistrato, ma, avanti a salire, se passato il Ponte volgerai alla destra; la via ti condurrà, dopo molte case di particolari, alla Chiesa di S. Francesco, de’Minori Conventuali, di non picciola grandezza, e con la Croce Gothica, Hospitale in que’tempi molto famoso: poi fu dedicata al Patriarca S. Francesco, come a vivo ritratto del Crocefisso, e da quei Reverendi Padri l’anno passato ristorata del pavimento rialzato per liberarla dall’inondationi del fiume Velino, ch’annualmente detta Chiesa dannificava. Si veggon in essa molte Cappelle vagamente adorne: particolarmente quello della Santissima Natività, della Concettione, di S. Antonio di Padova, di S. Bernardino da Siena, e del Sagro Cordone. Ma più d’ogn’altra cosa è riguardevole il venerabile Corpo del Beato Thomasso Fiorentino, compagno già di S. Bernardino: Corpo veramente celeste, poiché dopo tanti secoli, quantunque dalle frequenti inondationi humettati; intero tuttavia si conserva. … Non m’affaticherò a ridire le Sacre Reliquie, ch’in questa Chiesa si serbano, né a descriver l’ampiezza del vasto Convento.
Ma rivolgendomi al Ponte, piegando alla sinistra, oltre gli edifici de’particolari Gentil’huomini, e Cittadini, ritroveremo la Chiesa di San Nicolò, Parochia, S. Lucia Monastero dell’Ordine di S. Chiara, di rara osservanza: poco più in dentro la Chiesa della Madonna del Pianto, Confraternità assai nobile: e nello stesso tratto inispaziosa piazza la Chiesa della Venerabil Confraternità di San Pietro Martire, ricca, e numerosa di Confrati. Chiamansi tutte queste contrade con un vocabolo le Valli, stando nella più bassa pendice della Città.
Fine prima parte 

1 - In epoca medioevale, il ponte venne fortificato con una porta-torre o "cassero", sita sulla riva sinistra del fiume, che grazie alla sua posizione strategica permetteva la difesa della città e un controllo su traffici e commerci con l'imposizione di dazi. Nel 1312 venne annesso al ponte un nuovo cassero situato verso il borgo, ma sul finire del secolo entrambe le strutture furono demolite: quella più antica nel 1377 durante una sommossa popolare, quella più recente nel 1383 perché intralciava il corso del fiume; insieme a quest'ultima furono demolite anche alcune botteghe costruite sul ponte (simili a quelle ancora visibili sul Ponte Vecchio di Firenze). La torre del Cassero fu ricostruita nel 1439 dal maestro Giacomo da Varese, e venne demolita solo nel 1883. La torre, di forma quadrangolare, riportava uno stemma con l'inscrizione:

« Hoc opus factum fuit tempore nobilis et potentes militis D. Rolandini Gallusii D. Bon. Pont. regentis »
https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_romano_di_Rieti

Nessun commento:

Posta un commento