giovedì 25 febbraio 2016

LA TAVOLA PEUTINGERIANA






Presso la biblioteca Nazionale di Vienna è conservata la Tavola Peutingeriana, l’unica carta stradale (itineraria) dell’impero romano, giunta fino a noi grazie ad una copia di epoca medievale del XII secolo.

In essa è rappresentato tutto il mondo conosciuto e conquistato da Roma. Essa fu rinvenuta nel 1507 dal bibliotecario dell’Imperatore Massimiliano I, Konrad Celtes, e deve il suo nome al cancelliere Konrad Peutinger.
La tavola è un rotolo di pergamena lunga circa 7 metri e alta 34 centimetri, composta da 11 segmenta cuciti fra loro (è andata perduta solo parte in cui era rappresentato l’estremo occidente dell’impero: gran parte della penisola iberica e della Britannia). Oggi i segmenta sono stati scuciti per una migliore conservazione.
Sono rappresentate oltre l’Europa, l’Asia e l’Africa anche le regioni orientali oltre i confini dell’impero: India, Birmania, Isola di Ceylon, Maldive e Cina).
Le dimensioni della carta erano dovute all’esigenza dei viaggiatori, militari o commercianti, di poterla trasportare con se, ma anche al fatto che essa non era una proiezione cartografica, bensì una carta stradale, quindi lo sviluppo orizzontale si basava su una linea orizzontale sulla quale schiacciare e allungare i punti di riferimento geografici, senza il rispetto di proporzioni e distanze.

Anche le caratteristiche fisiche non importanti ai fini stradali non erano rappresentati in proporzione (mari, catene montuose, deserti, foreste, etc.…), ma erano segnalate tutte quelle informazioni utili nel sistema viario (stazioni di posta, centri importanti …) altri elementi erano rappresentati in modo schematico (guado di un fiume, passo di montagna). Erano indicate le distanze: in miglia romane o in leghe (per la Gallia) o in parasanghe (per l’oriente), le informazioni “turistiche”: città, centri termali, osterie …).
Anche i colori usati servivano ad una più semplice consultazione: in giallo la terra, in nero i contorni e le iscrizioni, in rosso i tracciati delle strade statali (cursus publicus), in verde – blu i mari, laghi e fiumi, in grigio – giallo – rosa le montagne.
La datazione dell’originale, ipotizzata dagli esperti, oscilla tra III e IV secolo d.C., anche se non si escludono aggiunte posteriori (VII – IX d.C.), ne elementi più antichi anche di età augustea.

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