martedì 8 settembre 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti (1635) - Capo IV - Quarta parte


Fuori di questa Porta nella cima di alto ma commodissimo monte, vedesi l’antica Chiesa dedicata a San Marone Martire Reatino: dov’esso fu martirizzato; e le sue reliquie si conservano. Questo luogo nuovamente in vaga forma ristorato, è Convento, e Novitiato de’ Reverendi Padri Cappuccini, che col sudore di molti anni hanno ridotto quel monte per circuito d’un miglio, in forma di vago e delititoso Giardino cinto di ben fondate muraglie e smisurati macigni, alle cui venerande vestiggia disorgogliato cheto sogggiacendo il Velino non sai se attonito, o riverente adori la Deità nel Tempio, o ammiri la struttura del monte. Incontro nel piano vedesi l’antica Chiesa di S. Eleutherio, e già Monasterio di Santi Monaci: nel qual fiorì S. Stefano Abbate Reatino. Vicin’a questo Monasterio sorge un salutifero fonte, la cui Acqua gl’infermi con divotione gustando, restano sani.


Hora ritornando a Rieti, alla sinistra della Porta d’Arci è posta la Chiesa Parochiale di S. Eusanio: a sotto questa si vede S. Barnaba, Chiesa, d’una principalissima Confraternità. Questi contorni servono per habitatione à commodi Agricoltori, che per lo più attendono all’arte de’Guadi. Queste sono quell’altre contrade… che fussero del 1359 state spianate per rendere più forte il resto della Città, che dubitava esser assalita da un crudo essercito, il quale dalla parte di Todi verso Rieti s’incamminava. Di qua rientrando nel diritto sentiero, che dalla porta alla Piazza, al Palazzo del Magistrato conduce: in esso si veggono antiche; e moderne fabriche, da principali Gentil homini habitate, che con mirabil varietà dilettevole la rendono. Ergesi in essa la Chiesa al Spirito Santo dedicata, unita all’Hospitale Romano: nella cui Piazza, il fiume Cantaro, col suo corso divide per mezzo la strada, sin tanto che passata la Chiesa Parochiale di S. Lorenzo, e S. Caterina antico Monastero di Monache Benedettine, in due rivi si sparte per beneficio di molte mole, concie, tinte, e somiglianti officine per commodità de’Cittadini e finalmente nel Velino si mischia. Segue la Chiesa di S. Bartholomeo, nella contrada chiamata Acarana anticamente Herculana, per tempio d’Hercole, ch’ivi superbamente sorgeva. In essa … in humil base vedesi una statua di marmo, però anticamente eretta al Padre della Romana Eloquenza per gratitudine del Patrocinio prestato a’Reatini contro Terni nella causa delle Marmora avant’il Console, e i dieci Legati. Di contro è la Chiesa di S. Leopardo, Parochiale. Quindi la strada cominciando a salire, in più parti si dirama. A mano sinistra si vede la moderna Chiesa di S. Chiara ristorata sopra l’antichissima di S. Stefano Martire. Ha questa unito il Monasterio dell’Ordine suo riformato, nel quale molte Verginelle della prima Nobiltà vivono in santa semplicità. Confina seco la Chiesa de’SS. Fabiano e Sebastiano, Monastero dell’Ordine medesimo: siegue la Chiesa di S. Giorgio, Confraternità molto ricca, e destinata con particolar privilegio a confortar’i condannati a morte, e per indulto de’Sommi Pontefici ha facoltà di liberar ogn’anno un Bandito della vita.

Alla destra compare la Chiesa di S. Basilio, della Religione di Malta, e di S. Vincenzo … dietr’alla quale, dopo alcune case è la Chiesa Parochiale di S. Giovenale, molto divota e frequentata, per esser’ivi due Compagnie, del Carmine, e di S. Carlo. Dopo si arriva a S. Paolo, Chiesa de’Reverendi Padri della Dottrina Christiana, i quali anch’essi tengono publiche scuole. Vicino è il Monte della Pietà, che a poveri pietosamente impresta fromento. Dietro a diversi edifici alla sinistra  è la Parochiale di San Rufo ove dianzi dicevano esser il mezo dell’Italia Unità a questa è la Madonna degl’Angioli dalla Natione Bergamasca un tempo fa con una Confraternità divota sotto titolo della Pietà principiata, la quale con molta carità attende a seppellir’i morti.
Qui finiamo di descriver la moderna Città.
Dalla positura della quale parte in valle, parte bel rialto situata, circondata da un lato da fortissimi bastioni, dall’altra dal fiume Velino che sicura la rendono; chiaramente si scorge, ch’il posto è bellissimo. …

Onde congiunto con ottima terra, innaffiata d’ogni intorno da salutiferi fiumi, e fonti, non può non partorire copiosa abbondanza d’ogni fonte di viveri: de’quali tesserei longa serie, se la fertilità del Reatino territorio non fusse da’Greci e Latini scrittori con tante lodi celebrata. Dirò solo, che se la Sicilia fu chiamata Granaio del Popolo Romano; Rieti devesi chiamar Granaio de’Popoli convicini, e abbondante Cantina delle circostanti montagne, per lo rigor de’ghiacci, prive di vino. Dalla bontà dell’aere e abbondanza di tutte le cose, vien allettata la moltitudine del Popolo, che in essa concorre.
Della bontà degl’habitatori, riferiva M. Tullio de’Sabini in una lettera a Trabatio. È notissimo ciò che dell’integrità dell’istessi scrissero Vergilio, e Plinio, e altri. Soggiungerò solamente, che le lodi da’scrittori attribuite a’Sabini in comune molto più si devono a’Reatini…
… Chi non sa, che Curi (volgarmente Correse) fu da’Coloni Reatini fabricato, e principalmente da Modio Fatidio Reatino nella religione istrutto? Quindi nacque Numa Pompilio, fondatore non delle mura, ma dei cuori di Roma: poiché con le leggi stabilì Roma meglio; che Romolo co’bastioni. Onde ben disse Livio, parlando di Numa: “…Per tutti questi motivi sono incline a credere che Numa fosse spiritualmente portato alla virtù per una sua naturale disposizione e che la sua cultura non avesse niente a che vedere con insegnamenti di stranieri, ma dipendesse dall’austera e severa educazione degli antichi Sabini, il popolo moralmente più puro dell’antichità”.
Lo stesso Cicerone nell’Oratione pro Quineto Ligario chiama li Sabini il nervo più forte della Republica…

Ma sopr’ogn’altro campeggiò la fedeltà de’Reatini verso la Romana Republica … ne maggiori pericoli di essa si servì sempre della Soldatesca Reatina come afferma Cicerone nella Catelinaria. …
Dopo essersi Rieti molto tempo da Republica governata; del 773 a redentione mentre l’Italia era crudelmente afflitta da Desiderio Re dei Longobardi, e contrastata con Carlo Magno, dal qual fu malamente rotto. Li Reatini per hereditare l’antica fede verso il Sacro Romano Impero di Pietro … furon’i primi tra tutt’i popoli dell’Italia a render al Pontefice Adriano primo ubidienza, e farsegli tributarii aggiungendov’il giuramento, tagliandosi i capelli e la barba in segno di vera divotione. … Non è dunque Maraviglia, se i Pontefici Innocenzo, Celestino, Honorio, e Gregorio IX, per la stessa fedeltà concedano alli Reatini infiniti privilegi e per questa medesima ragione, a molti Sommi Pontefici … com’è sicuro portò ricovero.
(l’autore elenca numerosi personaggi “tanti zelantissimi Prelati della Chiesa e d’infiniti valorosi Capitani” n.d.r.).
La maggior parte delle memorie di essi, fuor di queste poche, da me con molta mia fatica in quest’opera brevemente raccolte; hora restano confusamente sepolte nelle tenebre della dimenticanza. Ma non perciò li posteri loro, e nostri possono perdersi d’animo, havendo qui se ben pochi (a paragon di coloro, che non si sanno) tanti però che bastano per incitarli ad imitar i gloriosi essempi de’suoi maggiori; e sperar ancor essi d’esser una volta registrati con indelebili caratteri dalla fama ne gli annalli perpetui dell’Eternità.
( L’autore elenca delle iscrizioni lapidee antiche presenti nelle varie chiese della città: “da queste qualsivoglia intendente di vetuste memorie, potrà venire in cognitione, dell’Antichità, Nobiltà, Grandezze e valore de Reatini, oltre à ciò, ch’infiniti Scrittori ne hanno sempre celebrato. N.d.r.).

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