martedì 1 settembre 2015

DESCRITTIONE DELLA CITTÀ DI RIETI

di Pompeo Angelotti (1635) - Capo IV - Terza parte


Il Vescouvado ha una vastissima sala, dalla vecchiaia affatto imbrunita, molto proporzionata al numeroso Sinodo Diocesano, che in essa è solito farsi. Il Palazzo, per esser antico, ha più di maestoso, che del vago: è stato però ben spesso habitato da Romani Pontefici. A punto in questo sito era il tempio della Dea Rea¹, già Madre dell’antica gentilità, habitante in questa Città: e poco più avanti fu l’Anfiteatro², e Palazzo di Vespasiano Flavio Imperatore³. Segue questa ben’habitata contrada fin’a Porta Cinthia, nome hereditato da Rea, ancora Berecinthia chiamata. Ma, prima di passar più avanti, sarà dilettevole rimirar la Chiesa del Patriarca S. Domenico, non inferiore a quella di San Francesco, fatta con la stessa architettura, e da divoti della Compagnia del Santissimo Nome di Gesù, e del Santissimo Rosario divotamente riverita. Annesso si vede il Convento de’Padri Predicatori co’l Novitiato, e co’l Chiostro vagamente storiato di sante imprese della Beata Vergine Colomba da Rieti, Monaca dello stess’Ordine, e fondatrice d’un Monasterio di Perugia, quale co’l nome di lui si chiama: com’affermano, oltr’a frà Sebastiano Perugino Teologo dell’ordine de’Predicatori, che distesamente ha scritto la miracolosa vita della Beata, con proporzionato eleogio…



Rivolgendosi hora da Ponente a Levante, scorgesi la Chiesa Parochiale del Santo Vescovo Donato: dopo la quale siegue S. Agnese, Monasterio di Religiose dell’Ordine di S. Caterina da Siena: più avanti, la Chiesa e Monasterio di S. Scolastica, dell’Ordine del Padre S. Benedetto. Dall’altra banda si vede il Palazzo del Podestà, e congiunto con la Chiesa della Confraternità di S. Maria, la più antica, e più ricca di tutte. Di rimpetto è il Colleggio nuovamente eretto dalla Città per opera dell’Eminentissimo e Reverendissimo Sig. Cardinal Crescentio alle Muse, e all’ingegni Reatini, nati egualmente alle penne, e alle spade. Sotto questo, in un’ampia sala dedicata a spettacoli di tragedie, e Comedie eressero i nostri Maggiori palco, e scena stabili con ingegnose Machine, per honorato trattenimento, e ricreatione del Popolo. All’opposto è la Chiesa di S. Liberatore, da suoi Confrati divotamente officiata: contro la quale in ben rialto è una Chiesa de’Santi Filippo, e Giacomo.
Passate queste strade, per lo più da commodi artisti habitate, avanti d’entrar nella gran Piazza del Leone, è il Seminario dal piissimo Cardinal Amulio in essecutione del Sacrosanto Concilio di Trento… La Piazza, che qui vedesi, è campo aperto per gl’Eserciti Militari: detta del Leone dalla marmorea figura di esso. Qui vicino scorgesi il tempio del Gran Dottore, e Principe de’Teologi S. Agostino, co’l suo Convento fabricato alla forma di quelli de’SS Francesco e Domenico, arricchito dal miracoloso corpo di Giovanni semplice Reatino, Beato dell’istess’Ordine…
Alla mano destra s’erge la Chiesa di S. Antonio Abbate, d’arteficio moderno, disegno di Honorio Longhi eccellente Architetto, dalla Compagnia del Santissimo Sacramento con vaga bellezza inalzata, e donata a’Religiosi fare ben fratelli, acciocchè con la solità pietà e vigilanza habbiano cura del congiont’Hospitale. Sotto di esso, verso Tramontana, s’apre la Porta, dalla concavità del sito detta porta Conca: dalla quale fin’a Porta D’Arci si stendono due vie nuove, da Cittadini nuovamente di case abbellite: nel cui mezo per commodità di quelle contrade è una divota Chiesa alla Visitatione della Santissima Vergine consacrata, e frquentata da’Confrati della Compagnia di S. Giuseppe, in essa da pochi anni in qua eretta. Più avanti verdeggiano diversi Giardini, da Ruscelli che fuggono dal fiume Cantaro, inaffiati. Confina quivi con le publiche mura della Città il Venerabil Monastero di S. Benedetto, che in sito spazioso qual è in terrestre Paradiso racchiude devote Verginelle. Arrivasi per la Riva di Cantaro alla Chiesa di S. Leonardo, dalla Confraternità del Suffragio con molta pietà e divotione ristorata, e affiliata. Alla medesima è congionta la Porta d’Arci, chiamata da una ben munita fortezza ivi anticamente fondata: la sua piazza e distretto fu già Cimitero de’rapaci Vasconi, che dopo il sacco di Roma dipredando la Città, restarono preda di lei. Questa è l’antica via Nomentana, nella quale riesce la Salaria, che ad Ascoli, all’Aquila, e al disfatto famosissimo Amiterno conduce.

Fine terza parte

Note:


1 - G. A. Guattani “Monumenti Sabini” (1827): “… Del tempio di Rea che non s’impugna esservi stato, e che viene generalmente riconosciuto nel fondamento del Palazzo Vescovile ci vien assicurato non restarvene vestigia alcuna. Di più che non si seppur con certezza assicurare essere stato la dove stassi il Palazzo del Vescovo. Che più tosto credesi aver potuto esistere nella piazza ch’è dinnanzi al palazzo del Sig. Alessandro Vicentini. Imperciocchè nell’atto che si rifabbricava il palazzo de Sig. Blasetti posto all’estremità di detta piazza, furono tratte di sotterra molte grosse pietre ed alcuni pezzi di superbe cornici … e ciò che è più notabile un braccio femineo colossale di greca maniera, per cui la figura venne supposta il colosso di Rea il che viene eziando a provarsi da una vicina Chiesa, che conserva la denominazione di S. Giovanni in Statua (non più esistente n.d.r.): luogo in cui da tempo del suo scoprimento fu la statua collocata, e quindi fatta in pezzi dai primitivi Cristiani negli ultimi tempi dell’idolatria”.
2  - “ negli autori che parlano di Rieti si trova menzione di un Anfiteatro. E chi vorrà credere che non vi fosse? Niuno avanzo per altro se ne osserva: bensì scavandosi per restaurare il palazzo Vitelleschi furono nella viva rupe ritrovati degli scaglioni incavati in essa per esser certi che teatro, anfiteatro, o circo, o naumachia (stante l’abbondanza d’acque) vi poté essere”.
3 – “si vuole che Vespasiano ( e forse la famiglia Flavia) avesse un palazzo in Rieti… I suoi basamenti sono veramente di una singolar costruzione. Fu abitato ne’tempi a noi vicini dagli Angelotti”.
 


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