sabato 25 luglio 2015

STORIA DI RIETI di Tersilio Leggio

Rieti, Ora Blu, Giorgio Clementi
Testo di Tersilio Leggio, storico

La città di Rieti sorge ai margini di una vasta conca intermontana dominata dai monti Sabini e dal massiccio del Terminillo. In antico un grande lago - il lacus Velinus - la ricopriva in larga parte, condizionando fortemente l'insediamento umano che, intorno alla metà del II millennio a.C., era fiorito principalmente nei pressi della sua linea di costa.
Un improvviso innalzamento del livello delle acque successivamente sommerse gran parte di questi insediamenti, probabilmente intorno al IX-VIII secolo, periodo nel quale possono essere fissate le origini di Rieti, avvolte per altro nel mito della leggendaria irruzione dei sabini nella valle del Velino, dalla quale scacciarono gli aborigeni.
Rieti crebbe rapidamente di importanza grazie alla sua collocazione strategica posta a controllo di numerose vallate convergenti nella conca. Il predominio dei sabini, però, fu interrotto bruscamente nel 290 a.C. dal console romano Mario Curio Dentato che assoggettò la città ed il suo territorio.



Subito dopo lo stesso Dentato portò a compimento una complessa, quanto grandiosa, opera di bonifica della conca scavando un canale artificiale che fece confluire parte delle acque del lago originario, suddiviso in specchi d'acqua minori, nella Nera per mezzo della cascata delle Marmore. Nella piana così bonificata fiorì un'intensa pratica agricola e allevatizia, incentrata su numerose ville rustiche appartenenti alla classe senatoria romana, ricordate da Marco Terenzio Varrone, il grande erudito reatino.
Rieti in età romana dapprima prefettura, poi municipio, vide l'ascesa della famiglia dei Flavi, che raggiunsero il principato con Vespasiano, acclamato imperatore dalle sue truppe, al quale succedettero i due figli Tito e Domiziano.
In città, attraversata dalla via Salaria, importante collegamento tra Roma e l'Adriatico, la penetrazione e la diffusione del cristianesimo furono abbastanza lente e l'unico martire d'origine locale ricordato è S. Eleuterio, mentre i primi vescovi
sono menzionati a partire dal tardo V secolo. La tranquilla vita del municipio reatino, lentamente declinata nella tarda antichità, fu rotta sullo scorcio del secolo VI all'arrivo dei longobardi, popolazione germanica, che si insediarono a Rieti, unica città sopravvissuta alla crisi demografica e alla depressione economica del V-VI secolo in una vasta area dell'Italia centrale, spingendosi poi fin sulle sponde del Tevere.
I longobardi, tanto pagani quanto ariani, si convertirono in massa al cristianesimo tra la fine del VII e gli inizi dell'VIII secolo grazie anche all'opera dei monaci benedettini dell'abbazia di Farfa, uno dei più importanti centri religiosi europei. Durante questo periodo la città subì un notevole degrado, con molti dei monumenti d'età romana che furono abbandonati, salvo le mura che costituirono ancora a lungo un puntuale punto di riferimento nel paesaggio urbano ormai ampiamente ruralizzato. Agli inizi del secolo X Rieti fu saccheggiata ed incendiata dai saraceni e poi assediata dagli ungari, duramente sconfitti. Nella città ricostruita il vescovo gradualmente raggiunse un ruolo di grande prestigio all'interno della società locale, con la cattedrale, ricostruita a partire dal 1109, che assunse un carattere simbolico dominante, polo unico ed unificatore, l'espressione architettonica della fede della città riunita intorno al proprio pastore.
Un grave colpo alle ambizioni delle aristocrazie urbane fu inflitto dalla spinta verso settentrione dei normanni, che nel 1149, dopo un lungo assedio, conquistarono ed incendiarono la città, con il confine tra stato della Chiesa e regno di Sicilia che si stabilizzò a poca distanza. Agli inizi del Duecento, S. Francesco ebbe un rapporto privilegiato con Rieti e la sua conca, ricordi ancor oggi intimamente legati ai santuari di Greccio, di Fonte Colombo e di Poggio Bustone. Fu questo il periodo di maggior fulgore della città, ampiamente rinnovata negli edifici pubblici e privati, tanto che fu spesso visitata dai papi che vi costruirono un imponente palazzo per la loro residenza. Tra la fine del secolo XIII e gli inizi del successivo le lotte tra guelfi e ghibellini insanguinarono Rieti, che ne fu fortemente indebolita, dando avvio ad un periodo di declino culminato nei tentativi di conquistare l'egemonia da parte della famiglia Alfani e nella definitiva sottomissione al papato, marcata dalla presenza costante in Rieti di un governatore di nomina pontificia che ridusse a mera formalità l'attività degli organi istituzionali cittadini.
Il Cinquecento vide l'emergere in città di una nuova classe di intraprendenti proprietari terrieri, i quali, traendo profitto dalle reiterate bonifiche, diedero avvio alla formazione di importanti aziende agrarie accorpate e coese.
La fine dell'ancien régime colse Rieti in un periodo di stasi, proiettandola nuovamente in un ruolo di improvvisa; centralità. Nel luglio del 1816, al momento della restaurazione, la città divenne capoluogo della provincia di Sabina, per esser poi aggregata, al momento dell'Unità d'Italia, all'Umbria, dalla quale fu scorporata inserita nella provincia romana nel 1923. Nel 1927, infine, fu creata la provincia omonima.

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