di Pompeo Angelotti (1635) - Terza parte
… Assio Eques Reatinus e Senatore
romano, possedeva una delitiosissima Villa, al pari di quella di Lucullo: come
anch’oggi si può ricavare dai suoi vestigi, che vi si veggono, e chiamansi al
presente tutte quelle vaste rovine, Grotte di San Nicolò. Era la grandezza di
dugento giunte: e quivi passava tutta l’estate, come facevano molti nobilissimi
Romani: del che sono chiari segni gli antichi marmi, che nelle nostre campagne
si ritrovano.
Dionigi Halicarnasseo apertamente
dice nel primo libro delle Romane Storie che fin al tempo suo la Nobiltà Romana
nel campo Reatino habitava, come i Coriolani, li Cotta, li Canneij, li Coccei,
li Clodij, li Munij, gli Oppij, li Quartij, li Sereni, e altri infiniti,
godevano delle delitie di quelle amene Regioni. Anzi, come riferisce Columella,
tentarono di conservar’i Lupi marini ne’Reatini laghi per haver compita
commodità di Mare, senza Mare: come fecero, spargendovene gran quantità. Lupos & Auratas seminarunt, dic’egli.
Ma, per ritornare donde siam
dipartiti, cioè alle Marmora; dicevamo che quasi ogni cent’anni, per l’abbondanza
di sasso, che ivi cresce, si chiudeva la bocca: ond’è stato necessario quasi
ogni secolo riaprirla à forza di ferro. Sette bocche si son ritrovate tutte
impietrite, dopo la Curiana fatta da’Reatini: come dalla penultima bocca si
congettura, aperta coll’autorità del Sommo Pontefice Paolo III per opera d’Antonio
Sangallo in quei tempi famoso Architetto: anzi lo stesso Papa, curioso di veder
quella meravigliosa caduta, accompagnato da un gran numero di Cardinali,
Prelati e Principi, in persona volle vederla: come ne’libri delle Riformationi
di quell’anno si vede: che perciò da allhora, lasciato l’antico nome di Curiana
(Curii), Paulina chiamasi. ...
…et ultimamente, per magistero
del Cavalier Domenico Fontana, celebre Architetto, con autorità di Papa
Clemente VIII, fu di nuovo riaperta la Curiana con grandissima spesa della Città,
e de’ convicini Padroni: e quel gran Clemente, in tutto seguace de pensieri di
Paolo, volle imitarlo con andarvi anch’egli di persona, quando viaggiò per la
ricuperazione di Ferrara. Onde quell’ampia fattura, dimenticatasi de’suoi più
antichi nomi di Curiana e Paolina, Clementina s’appella…
…E non senza giusta curiosità
questi grandi Pastori si mossero a veder il suddetto precipitante fiume, mentr’havevano
curiosamente sentito dal Cap. LXII di Plinio, in lacu Velino nullo non die apparere arcus, cioè l’Iride, o Arco
baleno, che vogliamo dire, il quale quotidianamente in esso si vede, con non
poco piacere de’riguardanti; per la
moltitudine di colori, che rassembra: conforme à quello ch’il Poeta canta:
Iris croceis per coelum roscida pennis
Mille trahens varios adverso Sole colores
Iride, colle sue
penne variopinte, stillante rugiada pel cielo
Tinta di mille diversi colori dal Sole che le sta di faccia
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