di Pompeo Angelotti (1635) - Capo IV - Terza parte
Il Vescouvado ha una vastissima sala, dalla vecchiaia
affatto imbrunita, molto proporzionata al numeroso Sinodo Diocesano, che in
essa è solito farsi. Il Palazzo, per esser antico, ha più di maestoso, che del
vago: è stato però ben spesso habitato da Romani Pontefici. A punto in questo
sito era il tempio della Dea Rea¹, già Madre dell’antica gentilità, habitante in
questa Città: e poco più avanti fu l’Anfiteatro², e Palazzo di Vespasiano Flavio
Imperatore³. Segue questa ben’habitata contrada fin’a Porta Cinthia, nome hereditato
da Rea, ancora Berecinthia chiamata. Ma, prima di passar più avanti, sarà
dilettevole rimirar la Chiesa del Patriarca S. Domenico, non inferiore a quella
di San Francesco, fatta con la stessa architettura, e da divoti della Compagnia
del Santissimo Nome di Gesù, e del Santissimo Rosario divotamente riverita. Annesso
si vede il Convento de’Padri Predicatori co’l Novitiato, e co’l Chiostro
vagamente storiato di sante imprese della Beata Vergine Colomba da Rieti,
Monaca dello stess’Ordine, e fondatrice d’un Monasterio di Perugia, quale co’l nome
di lui si chiama: com’affermano, oltr’a frà Sebastiano Perugino Teologo dell’ordine
de’Predicatori, che distesamente ha scritto la miracolosa vita della Beata, con
proporzionato eleogio…